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Tyler DopeNoyz - Megalesia di Cibele [ DEEPENDENZA ic - Aprile 2013 ] free download

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Il culto di Cibele, la Magna Mater dei Romani, fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a.C., quando la pietra nera, di forma conica simbolo della dea, vi fu trasferita da Pessinunte e collocata in un tempio sul Palatino realizzato nel 191 a.C. La pietra nera, detta anche "ago di Cibele", costituiva uno dei sette pignora imperii, cioè uno degli oggetti che secondo le credenze dei romani garantiva il potere dell'impero. Il tempio bruciò per ben due volte, nel 111 a.C. e nel 3 d.C. e fu ricostruita per l'ultima volta da Augusto. L'edificio seguiva un orientamento ben determinato da motivi di culto, e lo stile era corinzio a pianta regolare; all'interno le pareti erano sostenute da un colonnato.
Per celebrare tale evento, durante la Repubblica venivano organizzati dei giochi in suo onore, i Megalesia, o Ludi Megalensi. Le feste in onore di Cibele e Attis si svolgevano nel mese di marzo, dal 15 al 28, nel periodo dell'equinozio di primavera, prevedevano il rito del Sanguem e si protrassero fino al III secolo d.C..[3]
In epoca imperiale, il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica.
Il culto venne proclamato ufficiale dell'Impero Romano a Lione nel 160 d.C.

Collegato con il culto di Cibele è il mito che la vede legata al giovane dio Attis. Le varianti di questo mito sono molteplici.
Una leggenda narra che Zeus fosse innamorato di Cibele e cercasse - invano - di unirsi alla dea. In una notte di incubi angosciosi, mentre Zeus la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento e con continue prepotenze oltraggiò tutti gli dei. Dioniso, perciò, giunto all’esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce: gli portò in dono del vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco in bilico su un ramo. Con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò, strappandosi di netto i genitali: così Agdistis morì dissanguato, mentre il suo sangue bagnava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e carico di succosi frutti. La ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, sfiorò con la sua pelle uno di quei frutti e rimase incinta di un dio: fu così generato Attis il bello, il grande amore di Cibele. Costei suonava la lira in onore di Attis e lo teneva perennemente occupato in voluttuosi amplessi. Ma, ingrato e irriconoscente, Attis volle abbandonare quelle gioie e fuggì per vagare sulla terra alla ricerca di un'altra donna. Cibele sapeva bene che nessuna infedeltà di Attis sarebbe potuta sfuggire alla sua vista onnipotente e lo sorvegliava dall'alto sul suo carro trainato da leoni. Colse così Attis mentre giaceva spensieratamente con una donna terrena, convinto che le fronde di un alto pino fossero sufficienti a nascondere il suo tradimento. Vistosi scoperto, Attis fu assalito da un rimorso tormentoso e implacabile, finché all'ombra del pino si uccise.
Altre versioni del mito vogliono che Attis fosse direttamente figlio (oltre che amante) di Cibele, mentre la ninfa Sangaride fosse una sua amata durante il viaggio sulla terra. Durante il banchetto nuziale di Attis con la figlia del re di Pessinunte, l'ermafrodito Agdistis si sarebbe innamorato del giovane e - non essendo corrisposto - per vendetta lo fece impazzire, facendolo fuggire sui monti, dove si uccise evirandosi o gettandosi da una rupe. Ulteriori varianti dicono che Attis sia poi resuscitato, o che fu salvato da Cibele che lo afferrò per i capelli e poi lo trasformò in un pino non appena toccò il terreno. La versione più conosciuta è comunque quella che vuole che Cibele abbia ottenuto solamente l'incorruttibilità del corpo di Attis.
Nelle cerimonie funebri che si tenevano in onore durante l'equinozio di primavera, i sacerdoti della dea, i Coribanti, suonavano tamburi e cantavano in una sorta di estasi orgiastica, nel corso della quale alcuni arrivavano ad evirarsi con pietre appuntite. Catullo descrive i coribanti come eunuchi che vestivano da donna. Virgilio riferisce che nei pressi di Avellino, nei luoghi in cui oggi sorge il santuario di Montevergine si trovava un tempio dedicato alla dea. A tal proposito è interessante notare che ancora oggi Montevergine è un luogo di culto per persone omosessuali e transessuali, che ogni anno, in occasione della festa della Candelora, si recano al santuario per accendere una candela in omaggio all'icona bizantina della Madonna che vi è conservata.[1]
Una versione risemantizzata dei riti pagani in onore alla dea Cibele la si può contemplare nel rito de "'A Spaccata 'o pignu" (La spaccata del pino) che si svolge in Sicilia, a Palagonia (CT) la vigilia della festa di Santa Febronia (il 24 giugno): sull'altare maggiore della Chiesa Madre troneggia una grande pigna che schiudendosi svela al suo interno l'immagine della Martire, la quale viene incoronata e assisa in cielo dagli angeli tra scene di giubilo e grida entusiastiche dei fedeli presenti. La pigna in questo caso simboleggia il corpo mortale che libera l'anima della vergine Febronia al compimento dei vari supplizi patiti per essere consegnata all'eternità.[2]
Le due divinità sono sovente raffigurate insieme sul carro divino trainato da leoni in un corteo trionfale, come nella Patera di Parabiago, piatto d'argento, finemente lavorato a sbalzo, risalente alla seconda metà del IV secolo e ritrovato nel 1907 nella cittadina in provincia di Milano.

Nella mitologia greca, Rea (in greco antico Ῥέα) è una titanide, figlia di Urano e di Gea, sorella e moglie di Crono e madre di Ade, Demetra, Era, Estia, Poseidone e Zeus. Ogni suo figlio viene divorato da Crono, perché Urano e Gea l'avevano allarmato con la profezia secondo la quale uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato. Solo Zeus è riuscito a evitare questo destino, grazie al parto eseguito di nascosto da Rea nell'isola di Creta, e riuscirà, una volta divenuto maturo, a spodestare il padre e i suoi pari Titani (con l'aiuto dei Ciclopi e degli Ecatonchiri suoi alleati)
Rea presenta una forte associazione con Cibele, dalla quale non è sempre distinguibile, essendo rappresentata su un carro tirato da due leoni.
Nella mitologia romana, Rea è Magna Mater deorum Idaea e identificata con Opi.
Secondo la mitologia greca durante il travaglio del parto di Zeus, Rea per alleviare il suo dolore conficcò le proprie dita nel terreno, e dai buchi praticati nacquero degli esseri chiamati Dattili, cinque maschi e altrettante femmine, che la aiutarono a partorire, in seguito i maschi si dedicarono all'arte metallurgica mentre le femmine si occuparono dell'arte tessile.
Il giovane re asiatico Adrasto, che combatté quale alleato di Priamo nella guerra di Troia, aveva una particolare devozione per questa dea.

Opi, anche detta Ops, Openconsiva o Consiva, è la divinità romana associata nel culto a Saturno e a Conso, forse sposa di quest'ultimo, da cui la denominazione Consiva.
La tradizione romana le attribuisce origini sabine, in quanto culto introdotto a Roma da Tito Tazio, il re sabino che secondo la leggenda avrebbe regnato su Roma con Romolo.
Alla sua protezione era affidato il grano mietuto e riposto nei granai. Le furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro, e in suo onore si celebravano le feste tradizionali degli Opiconsivia il 25 agosto e degli Opalia il 19 dicembre. È raffigurata con una cornucopia.
Opi era anche una fanciulla iperborea insidiata da Orione; ma forse era soltanto un altro nome di Artemide.

ora iniziano le cose a caso ma non troppo a caso

Diocesi di Sion
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Diocesi di Sion
Dioecesis Sedunensis
Chiesa latina


Vescovo Norbert Brunner
Vescovi emeriti cardinale Henri Schwery
Sacerdoti 233 di cui 139 secolari e 94 regolari
1.011 battezzati per sacerdote
Religiosi 122 uomini, 326 donne
Diaconi 16 permanenti
Abitanti 309.202
Battezzati 235.735 (76,2% del totale)
Superficie 5.589 km² in Svizzera
Parrocchie 158
Erezione IV secolo
Rito romano
Indirizzo C.P. 2124, rue de la Tour 12, CH-1950 Sion 2, Suisse
Sito web www.cath-vs.ch
Dati dall'Annuario Pontificio 2011 * *
Chiesa cattolica in Svizzera


La basilica di Valère
La diocesi di Sion (in latino: Dioecesis Sedunensis) è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede. Nel 2010 contava 235.735 battezzati su 309.202 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Norbert Brunner.
Indice [nascondi]
1 Territorio
2 Storia
3 Cronotassi dei vescovi
4 Statistiche
5 Fonti
Territorio [modifica]

La diocesi comprende quasi per intero il Canton Vallese, in Svizzera. Ne sono esclusi il territorio di competenza dell'abbazia di San Maurizio d'Agauno e la parte svizzera della parrocchia di Saint-Gingolph, che appartiene alla diocesi di Annecy. Fa parte della diocesi anche parte del distretto di Aigle, nel canton Vaud.
Sede vescovile è la città di Sion, dove si trova la cattedrale di Nostra Signora di Sion.
Il territorio è suddiviso in 158 parrocchie, distribuite in 12 decanati.
Storia [modifica]

È la diocesi più antica della Svizzera, essendo stata eretta nel IV secolo. Essa ha origine dall'antica diocesi di Octodurus, oggi Martigny, capitale del popolo dei Veragri. Quando Roma conquistò queste terre, la capitale fu rinominata Forum Claudii Vallensium.
Primo vescovo conosciuto è san Teodoro, vissuto verso la fine del V secolo e oggi patrono della diocesi. Attorno al 580 il vescovo sant'Eliodoro trasferì la sede a Sion.
Incerta è la suffraganeità della diocesi di Sion: inizialmente appartenne alla metropolia di Milano, in seguito divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Vienne e, probabilmente dal IX secolo, entrò nella provincia ecclesiastica di Tarantasia. Nel 1513 papa Leone X la rese diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Nel 999 Rodolfo III di Borgogna concesse al vescovo Ugo e ai suoi successori il titolo di conti del Vallese, legati al Sacro Romano Impero. Questo potere temporale cessò agli inizi dell'Ottocento.
Dal libro delle decime sappiamo che a cavallo tra XIV e XV secolo la diocesi annoverava 66 parrocchie, suddivise in due decanati: quello del nord, germanofono, e quello del sud, francofono, divisi dal fiume Sionne.
La diocesi resistette bene ai tentativi dei riformatori di imporre il luteranesimo nella diocesi. Nel 1604 la dieta del Vallese riconobbe il cattolicesimo come religione ufficiale e questo comportò l'espulsione dalla diocesi di tutte le famiglie protestanti.
In attuazione delle decisioni del concilio di Trento, i vescovi si impegnarono nel corso del XVII e XVIII secolo a visitare con assidua frequenza le parrocchie della diocesi. Nel 1748 fu eretto il seminario diocesano a Géronde.
Alla fine del XVI secolo la diocesi fu suddivisa in 10 decanati e verso il 1798 si contano 97 parrocchie.
La diocesi non ebbe a soffrire a causa della rivoluzione francese; nel 1802 la costituzione cantonale riconobbe nuovamente la religione cattolica come religione di Stato.
Nel 1822 la diocesi ha incorporato le parrocchie di Zwischbergen e Simplon, che erano appartenute alla diocesi di Novara. In questo modo essa ha raggiunto i confini attuali.
Nel territorio diocesano, a Ecône, si trova la casa-madre ed il seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da Marcel Lefebvre.
Cronotassi dei vescovi [modifica]

Nei primi secoli le informazioni sono scarse, in particolare le date di insediamento sono assenti, i nomi dei vescovi figurano solo in alcuni documenti datati con cui è possibile dare una cronologia.
Teodulo o Teodoro † (prima del 381 - dopo il 393)
San Florentino † (407 - circa 408)
Maurizio † (menzionato nel 419)
Salvio † (432 - 438)
Protasio I †
Leonzio † (menzionato nel 463)
Domenico ? †
Teodoro (Teodolo) † (menzionato nel 516)
Costantino † (517 - 529)
Rufo † (541 - 549)
Agricola † (menzionato nel 565)
Sant'Eliodoro † (580 - 585)
Onorio ? †
Leudemondo † (610 - 616)
Protasio II † (menzionato nel 643)
Sant'Amato † (674 - 690 deceduto)
Aluborgo †
Willicario † (764 - 769)
Sant'Alteo † (780 - 799)
Adalongo † (825 - 828 deceduto)
Eimenio † (830 - 847 dimesso)
Corrado † (menzionato nell'838)
Aimonio † (menzionato nell'857)
Gualtiero † (877 - 888)
Calino †
Villenco † (menzionato nel 929)
Aimone (Anno, Amedeo) † (932 - 944)
Vulfino †
Manfredo †
Amizo † (983 - 984)
Guillengo †
Ugo di Sion † (998 - 1017)
Eberardo di Borgogna †
Aimone di Savoia † (1035 - 23 agosto 1053 deceduto)
Ermanfredo † (1055 - 1084)
Gosberto † (? - 1092 deceduto)
Udo †
Villenco di Faucigny † (1107 - 1122)
Boso †
San Guarino di Sion † (circa 8 marzo 1138 - 6 gennaio 1150 deceduto)
Ludovico † (1150 - 1157)
Amadeo della Torre † (1159 - 1168)
Kuno † (1179 - 1181)
Guglielmo † (1184 - 1195)
Nanthelm de Ecublens † (1198 - 1203)
Guglielmo De Sallons † (circa 1203 - circa 1205)
Landric de Mont † (circa 1206 - 1237 dimesso)
Boso de Granges † (novembre 1237 - 31 gennaio 1243 deceduto)
Enrico di Raron † (1243 - 19 aprile 1271 deceduto)
Rodolfo di Valpelline † (giugno 1271 - luglio 1273 deceduto)
Pietro di Oron (Peter von Ehringen) † (dicembre 1273 - 1287 deceduto)
Sede vacante (1287-1290)
Bonifacio di Challant † (15 dicembre 1289 - giugno 1308 deceduto)
Aimone di Chatillon † (luglio 1308 - 16 luglio 1323 deceduto)
Aimone della Torre † (23 novembre 1323 - 24 aprile 1338 deceduto)
Filiberto di Gastons † (22 maggio 1338 - 25 settembre 1342 nominato arcivescovo di Nicosia)
Guiscardo Tavelli † (25 settembre 1342 - 8 agosto 1375 deceduto)
Edoardo di Savoia-Acaia † (27 novembre 1375 - 21 febbraio 1386 nominato arcivescovo di Tarantasia
Guglielmo de la Beaume † (27 aprile 1386 - ? deceduto)
Umberto di Billens † (7 febbraio 1389 - 1392 dimesso)
Enrico di Blanches de Vellate † (1392 - 16 luglio 1393 dimesso)
Guglielmo di Raron I † (23 gennaio 1394 - 27 maggio 1402 deceduto)
Guglielmo di Raron II † (12 luglio 1402 - 1417 espulso)
Andrea di Gualdo † (6 giugno 1418 - 20 aprile 1431 nominato vescovo) (amministratore apostolico)
Andrea di Gualdo † (20 aprile 1431 - 17 aprile 1437) deceduto)
Guglielmo di Raron II † (2 giugno 1437 - 30 gennaio 1451 deceduto) (per la seconda volta)
Guillaume-Hugues d'Estaing † (1º marzo 1451 - 11 settembre 1454 dimesso)
Enrico di Asperling † (26 agosto 1454 - 15 dicembre 1457 deceduto)
Walther Supersaxo von der Fluhe † (28 febbraio 1458 - 7 luglio 1482 deceduto)
Jost von Silenen † (2 agosto 1482 - 15 aprile 1496 espulso)
Nicola Schiner † (31 agosto 1496 - 1499 dimesso)
Matteo Schiner † (20 settembre 1499 - 30 settembre 1522 deceduto)
Paolo Emilio Cesi † (12 novembre 1522 - 8 settembre 1529 dimesso) (amministratore apostolico)
Adriano Riedmatten I † (15 maggio 1542 - 17 marzo 1548 deceduto)
Giovanni Jordan † (13 giugno 1548 - 12 giugno 1565 deceduto)
Ildebrando Riedmatten † (20 febbraio 1568 - 4 dicembre 1604 deceduto)
Adriano Riedmatten II † (19 dicembre 1605 - 8 ottobre 1613 deceduto)
Ildebrando Jost † (6 settembre 1614 - 16 maggio 1638 deceduto)
Bartolomeo Supersaxo von der Fluhe † (6 giugno 1638 - 16 luglio 1640 deceduto) (vescovo eletto)
Adriano Riedmatten III † (25 ottobre 1642 - 19 settembre 1646 deceduto)
Adriano Riedmatten IV † (22 agosto 1650 - 14 agosto 1672 deceduto)
Adriano Riedmatten V † (26 giugno 1673 - 20 maggio 1701 deceduto)
Franz Josef Supersaxo von der Fluhe † (12 giugno 1702 - 1º maggio 1734 deceduto)
Johann Jakob Blatter † (27 settembre 1734 - 19 gennaio 1752 deceduto)
Johann Hildebrand Roten † (18 dicembre 1752 - 19 settembre 1760 deceduto)
Franz Friedrich Am Buel † (25 maggio 1761 - 11 aprile 1780 deceduto)
Franz Melchior Zen Ruffinen † (18 settembre 1780 - 14 giugno 1790 deceduto)
Joseph Anton Blatter † (29 novembre 1790 - 19 marzo 1807 deceduto)
Josef-Franz (Joseph François Xavier) de Preux † (24 maggio 1807 - 1º maggio 1817 deceduto)
Augustin-Sulpice Zen-Ruffinen † (25 maggio 1817 - 21 dicembre 1820 deceduto)
Moritz-Fabian Roten † (21 marzo 1830 - 11 agosto 1843 deceduto)
Peter-Josef de Preux † (8 novembre 1843 - 15 luglio 1875 deceduto)
Adrian Jardinier † (19 agosto 1875 - 26 febbraio 1901 deceduto)
Jules-Maurice Abbet † (26 febbraio 1901 succeduto - 11 luglio 1918 deceduto)
Viktor Bieler † (26 maggio 1919 - 19 marzo 1952 deceduto)
François-Nestor Adam † (8 agosto 1952 - 22 giugno 1977 ritirato)
Henri Schwery (22 luglio 1977 - 1º aprile 1995 dimesso)
Norbert Brunner, dal 1º aprile 1995
Statistiche [modifica]

La diocesi al termine dell'anno 2010 su una popolazione di 309.202 persone contava 235.735 battezzati, corrispondenti al 76,2% del totale.
anno popolazione sacerdoti diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per sacerdote uomini donne
1950 145.000 150.000 96,7 405 259 146 358 228 614 145
1970 190.800 215.000 88,7 463 276 187 412 187 950 150
1980 212.000 240.000 88,3 431 231 200 491 268 800 154
1990 215.500 248.400 86,8 380 201 179 567 1 267 652 154
1999 225.562 270.982 83,2 312 166 146 722 13 203 387 158
2000 225.562 270.982 83,2 303 153 150 744 12 205 377 158
2001 225.562 270.982 83,2 290 158 132 777 12 186 374 158
2002 225.562 270.982 83,2 289 156 133 780 13 177 354 158
2003 225.133 296.057 76,0 274 151 123 821 14 172 348 158
2004 225.133 296.057 76,0 263 147 116 856 150 345 158
2010 235.735 309.202 76,2 233 139 94 1.011 16 122 326 158
Fonti [modifica]

Annuario pontificio del 2011 e precedenti, riportati su www.catholic-hierarchy.org alla pagina [1]
Sito ufficiale della diocesi
Diocesi di Sion in Dizionario storico della Svizzera
(LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, pp. 312-313
(LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, p. 442; vol. 2, pp. 233-234; vol. 3, p. 295; vol. 4, p. 309; vol. 5, p. 349; vol. 6, p. 372
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Categorie: Sion (Svizzera)Canton ValleseDiocesi cattoliche in SvizzeraDiocesi cattoliche erette nel IV secolo
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Zion
From Wikipedia, the free encyclopedia
For other uses, see Zion (disambiguation).
Zion (Hebrew: ציון‎) (also transliterated Sion, Tzion or Tsion) is a place name often used as a synonym for Jerusalem.[1][2] The word is first found in Samuel II, 5:7 dating to c.630–540 BCE according to modern scholarship. It commonly referred to a specific mountain near Jerusalem (Mount Zion), on which stood a Jebusite fortress of the same name that was conquered by David and was named the City of David. The term Tzion came to designate the area of Jerusalem where the fortress stood, and later became a metonym for Solomon's Temple in Jerusalem, the city of Jerusalem and generally, the World to Come.
In Kabbalah the more esoteric reference is made to Tzion[3] being the spiritual point from which reality emerges, located in the Holy of Holies of the First, Second and Third Temple.
Contents [hide]
1 Etymology
1.1 Orthography
2 In the Hebrew Bible
2.1 The Daughter of Tzion
3 Judaism
4 Arab and Islamic tradition
5 Christianity
6 Zionism
7 Anti-slavery symbolism
8 Usage by the Rastafari movement
9 Latter Day Saint movement
10 In popular culture
11 Mount Zion today
12 See also
13 References
14 Further reading
[edit]Etymology

The etymology of the word Zion (ṣiyôn) is uncertain.[1][2][4] Mentioned in the Bible in the Book of Samuel (2 Samuel 5:7) as the name of the Jebusite fortress conquered by King David, its origin likely predates the Israelites.[1][2] If Semitic, it may be derived from the Hebrew root ''ṣiyyôn ("castle") or the Hebrew ṣiyya ("dry land," Jeremiah 51:43). A non-Semitic relationship to the Hurrian word šeya ("river" or "brook") has also been suggested.[4]
[edit]Orthography
The form Tzion (Hebrew: ציון‎; Tiberian vocalization: Ṣiyyôn) appears 108 times in the Tanakh (Hebrew Bible), and once as HaTzion.[5] It is spelled with a Tzadi and not Zayin.[6] The commonly used form is based on German orthography,[7] where z is always pronounced [t͡s] (e.g. "zog" [t͡soːk]), hence "Tsion" in German literature.[clarification needed] A tz would only be used if the preceding vowel is short, and hence use of Zion in 19th century German Biblical criticism. This orthography was adopted because in German the correct transliteration can only be rendered from the one instance of HaTzion in Kings II 23:17, where the a vowel is followed by a double consonant tz.
[edit]In the Hebrew Bible

Some examples from the book of Psalms, which have been frequently recited and memorized by Jews for centuries, state:
"By the rivers of Babylon, there we sat down, yea, we wept, when we remembered Tzion." (Psalms 137:1)
"For there they that carried us away captive required of us a song; and they that wasted us required of us mirth, saying, Sing us one of the songs of Tzion. How shall we sing the Lord's song in a strange land? If I forget thee, O Jerusalem, let my right hand forget her cunning. If I do not remember thee, let my tongue cleave to the roof of my mouth; if I prefer not Jerusalem above my chief joy. Remember, O Lord, the children of Edom in the day of Jerusalem; who said, Raze it, raze it, even to the foundation thereof; O daughter of Babylon, that art to be destroyed; happy shall he be, that repayeth thee as thou hast served us." (Psalms 137:3-8, italics for words not in the original Hebrew)
"The Lord doth build up Jerusalem: he gathereth together the outcast of Israel. Praise the Lord, O Jerusalem; praise thy God, O Tzion." (Psalms 147:2,12)
[edit]The Daughter of Tzion
Mentioned 26 times in the Tanakh, the Biblical phrase "Daughter of Tzion" (Hebrew "bat Tzion") is a reference Mount Moriah (the Temple Mount) in Jerusalem. A cryptic verse in the book of Zechariah, Zechariah 4:7, seems to refer to Mount Moriah, but may be ambiguous, depending on the punctuation. In Hebrew it reads "Mi attah Har-haGadol lifnei Zerubbabel l'mishor..."; the plain text has no punctuation, but the Masoretic Text puts a pause following Har-haGadol, to mean "Who are you, great mountain? Before Zerubbabel, [you will become just] a plain..." However, if the pause is placed following Zerubbabel, it would mean instead "What are you, "great mountain" before Zerubbabel? [You are just] a plain..." Since this hill is where Zerubbabel built the Second Temple, it appears to be a reference to the "Daughter of Zion" (the hill), as distinct from Tzion (the mountain).
However, "Daughter of Zion", and a variety of other names like "Daughter of Jerusalem", might also be interpreted as referring to Jerusalem, the Holy Temple, and the Jewish people personified, instead of a Mount Moriah specifically.[8]
[edit]Judaism

Zion is the Hebrew name for the Temple Mount in Jerusalem and was the seat of the first and second Holy Temple. It is the most holy place in the world for Jews, seen as the connection between God and humanity. Observant Jews recite the Amidah three times a day facing Zion in Jerusalem, praying for the rebuilding of the Holy Temple, the restoration of the Temple service, the redemption of the world, and for the coming of the Messiah.
[edit]Arab and Islamic tradition

Sahyun (Arabic: صهيون‎, Ṣahyūn or Ṣihyūn) is the word for Zion in Arabic and Syriac.[9][10] Drawing on biblical tradition, it is one of the names accorded to Jerusalem in Arabic and Islamic tradition.[10][11] A valley called Wâdi Sahyûn (wadi being the Arabic for "valley") seemingly preserves the name and is located approximately one and three-quarter miles from the Old City of Jerusalem's Jaffa Gate.[9]
The Kaaba in Mecca was also called Sahyun or Zion by Muhammed, the prophet of Islam.[11] Islamic scholarship sees many passages of the Bible that refer to the desert or eschatological Zion as references to the holy site of Mecca.[12] For example, the reference to the "precious cornerstone" of the new Jerusalem in the Book of Isaiah 28:16 is identified in Islamic scholarship as the cornerstone of the Kaaba.[12] This interpretation is said by Ibn Qayyim al-Jawziyah (1292–1350) to have come from the People of the Book, though earlier Christian scholarship identifies the cornerstone with Jesus.[12]
[edit]Christianity

In the New Testament the Daughter of Zion is the bride of Christ, also known as the Church, according to the writer of the book of Hebrews (see Heb 12:22). In this sense the lower hill with the temple mount is of course the Daughter of Zion as a geographical or 'earthly' manifestation of spiritual reality, as well as the lively and alive place of the human congregation.
Naming the holy city "daughter Zion" was a common practice in the Hebrew language. Not only Jerusalem was called this way, but also Babylon, Tyre and Tarshish were referred to as "daughter".[13]
[edit]Zionism



A World War I recruitment poster. The Daughter of Zion (representing the Hebrew people): "Your Old New Land must have you! Join the Jewish regiment".
Main articles: Zionism, Types of Zionism, Religious Zionism, Post-Zionism, and Neo-Zionism
The term "Zionism" coined by Austrian Nathan Birnbaum, was derived from the German rendering of Tzion in his journal Selbstemanzipation (Self Emancipation) in 1890.[14] Zionism as a political movement started in 1897 and supported a 'national home', and later a state, for the Jewish people in Palestine. The Zionist movement declared the re-establishment of its State of Israel in 1948, following the United Nations Partition Plan for Palestine. Since then and with varying ideologies, Zionists have focused on developing and protecting this state.
While Zionism is based in part upon Torah mitzvot linking the Jewish people to the Biblical land of Israel, the modern movement is largely secular. Indeed, until 1967 the Tzion of the Tanakh (the Old City of Jerusalem) was not even within the boundaries of Israel (although Mount Zion itself, was).
In 2005, Ralph Uwazuruike from Nigeria pushed for the creation of the already disputed state of Biafra for the Igbo people. He approached the Israeli government to support this movement on the basis that Israel is the long lost home of the Igbos.
[edit]Anti-slavery symbolism

The Jewish longing for Zion, starting with the deportation and enslavement of Jews during the Babylonian captivity, was adopted as a metaphor by Christian Black slaves in the United States, and after the Civil War by blacks who were still oppressed. Thus, Zion symbolizes a longing by wandering peoples for a safe homeland. This could be an actual place such as Ethiopia for Rastafarians or Israel for some of the Igbos in Nigeria for example. For others, it has taken on a more spiritual meaning—a safe spiritual homeland, like in heaven, or a kind of peace of mind in one's present life.
[edit]Usage by the Rastafari movement

“ I say fly away home to Zion, fly away home...One bright morning when my work is over, man will fly away home... ”
—Rastaman Chant , The Wailers
In the Rastafari movement, "Zion" stands for a utopian place of unity, peace and freedom, as opposed to "Babylon", the oppressing and exploiting system of the materialistic modern world and a place of evil.[15][16]
It proclaims Zion, as reference to Ethiopia, the original birthplace of humankind, and from the beginning of the movement calls to repatriation to Zion, the Promised Land and Heaven on Earth.[17] Some Rastafari believe themselves to represent the real Children of Israel in modern times, and their goal is to repatriate to Ethiopia, or to Zion. Rastafari reggae is peppered with references to Zion; among the best-known examples are the Bob Marley songs "Zion Train", "Iron Lion Zion", the Bunny Wailer song "Rastaman" ("The Rasta come from Zion, Rastaman a Lion!"), The Melodians song "Rivers of Babylon" (based on Psalm 137:1,3,4), the Bad Brains song "Leaving Babylon", the Damian Marley song featuring Nas "Road to Zion," The Abyssinians' "Forward Unto Zion" and Kiddus I's "Graduation In Zion," which is featured in the 1977 cult roots rock reggae film Rockers, and "Let's Go To Zion" by Winston Francis. Reggae groups such as Steel Pulse and Cocoa Tea also have many references to Zion in their various songs. In recent years, such references have also crossed over into pop and rock music thanks to artists like MindZion, O.A.R. "To Zion Goes I", Sublime, Lauryn Hill, Boney M. ("Rivers of Babylon"), Black Uhuru "Leaving to Zion", Fluid Minds "Zion", Dreadzone with the reggae-tinged track "Zion Youth.", P.O.D. with song "Set Your Eyes to Zion" (but P.O.D. with a Christian viewpoint: Zion referring to the spiritual kingdom of God), Trevor Hall with song "To Zion", and Australian roots reggae outfit Vindan and The Zion Band, also Alcyon Massive (a reggae/psychedelic band in Southern Oregon) wrote a song titled "Zion". The rock band Rush also reference Zion/Babylon duality in the song "Digital Man" with the following lyrics: "He'd love to spend the night in Zion. He's been a long while in Babylon".
[edit]Latter Day Saint movement

Main article: City of Zion (Mormonism)
A similar metaphoric transformation of the term "Zion" occurs in the modern Latter Day Saint movement, originating in the United States in the 1830s. In this interpretation, Zion refers to a specific location to which members of the millennial church are to be gathered together to live. During that time the ancient city of Enoch, also named Zion, that was taken to Heaven will return to the Earth. A Temple is to be built unto the Lord for a sacred work to be performed and for the Lord Jesus Christ to reign when he returns at the Second Coming. Until the gathering of Israel (Gentile and Jew who have accepted Jesus as their savior), when the second coming of Jesus Christ.[clarification needed]
Latter Day Saints also believe Zion to be their location congregations where they gather weekly to renew vows and covenants made to God the Father and to the Son of God.
[edit]In popular culture

Zion is referenced in several media and entertainment groups. For example in music the band with the name Mind Zion also there are song titles such as "To Zion", a song by Lauryn Hill, "Road to Zion", by Damian Marley, "Iron Lion Zion" by Bob Marley, or the "Zion (David Bowie song)". It is referenced in the song "Pancake" by Tori Amos from her concept album "Scarlet's Walk". In film, Zion is a fictional human-controlled underground city in The Matrix (franchise). In literature, Zion is a space station in the 1984 cyberpunk novel Neuromancer. The first two verses of Psalm 137, which mention Zion, were used for a musical setting in a round by English composer, Philip Hayes. Don McLean covered the song as 'Babylon', which was the final track on his 1971 album, American Pie. The 2011 Bright Eyes Album The People's Key referenced Zion in the song "Haile Selassie" "Hitchhiking back to Zion, Holding our tears as we flip the album"
[edit]Mount Zion today



Dormition Church, situated on the modern "Mount Zion"
Today, Mount Zion refers to a hill south of the Old City's Armenian Quarter, not to the Temple Mount. This apparent misidentification dates from the Middle Ages, when Christian pilgrims mistook the relatively large, flat summit (the highest point in ancient Jerusalem) for the original site of the Jewish Temple. The Dormition Church (right) is located upon the hill currently called Mount Zion.
[edit]See also

Book of Micah
New Jerusalem
[edit]References

^ a b c Tremper Longman, Peter Enns (2008). In Tremper Longman, Peter Enns. Dictionary of the Old Testament: wisdom, poetry & writings, Volume 3 (Illustrated ed.). InterVarsity Press. p. 936. ISBN 0-8308-1783-2, 9780830817832.
^ a b c Terry R. Briley (2000). Isaiah, Volume 1 - The College Press NIV commentary: Old Testament series. College Press. p. 49. ISBN 0-89900-890-9, 9780899008905.
^ http://www.shemayisrael.co.il/parsha/dimension/archives/devarim.htm
^ a b Geoffrey W. Bromiley (1982). In Geoffrey W. Bromiley. International Standard Bible Encyclopedia: E-J Volume 2 (Revised ed.). Wm. B. Eerdmans Publishing. p. 1006. ISBN 0-8028-3782-4, 9780802837820.
^ The Responsa Project: Version 13, Bar Ilan University, 2005
^ Kline, D.E., A Comprehensive Etymological Dictionary of the Hebrew Language for readers of English, Carta Jerusalem, The University of Haifa, 1987, pp.XII-XIII
^ Joseph Dixon, A general introduction to the Sacred Scriptures: in a series of dissertations, critical hermeneutical and historical, J. Murphy, 1853, p.132
^ Jaap Dekker, Zion's rock-solid foundations: an exegetical study of the Zion text in Isaiah 28:16, BRILL, 2007, pp.269-270
^ a b Palestine Exploration Fund (1977). Palestine exploration quarterly. Published at the Fund's Office. p. 21.
^ a b Moshe Gil (1997). A history of Palestine, 634-1099. Cambridge University Press. p. 114. ISBN 0-521-59984-9, 9780521599849.
^ a b Richard A. Freund (2009). Digging Through the Bible: Modern Archaeology and the Ancient Bible (Reprint ed.). Rowman & Littlefield. p. 141. ISBN 0-7425-4645-4, 9780742546455.
^ a b c Brannon M. Wheeler (2002). Moses in the Quran and Islamic exegesis (Illustrated, reprint ed.). Routledge. pp. 89–92. ISBN 0-7007-1603-3, 9780700716036.
^ Elaine R. Follis, Anchor Bible Dictionary
^ De Lange, Nicholas, An Introduction to Judaism, Cambridge University Press (2000), p. 30. ISBN 0-521-46624-5.
^ "Definition of Babylon (chiefly among Rastafarians)". Oxford Dictionaries. Oxford University Press. Retrieved 22 March 2013.
^ "Definition of Babylon (chiefly among Rastafarians)". Oxford Dictionaries. Oxford University Press. Retrieved 22 March 2013.
^ "What Do Rastafarians Believe". Jamaican Culture. Jamaicans.com. 2003-05-30. Retrieved 22 March 2013.
Ludlow, D. H. (Ed.). (1992) Vol 4. Encyclopedia of Mormonism. New York: Macmillian Publishing Company.
McConkie, B.R. (1966).Mormon Doctrine. (2nd ed). Utah: Bookcraft.
(Online) Available http://www.lds.org.
Steven Zarlengo: Daughter of Zion: Jerusalem's Past, Present, and Future. (Dallas: Joseph Publishing, 2007).
[edit]Further reading

Batto, Bernard F.; Roberts, Kathryn L. (2004). David and Zion: Biblical Studies in Honor of J.J.M. Roberts Eisenbrauns, USA. ISBN 1-57506-092-2.
Coordinates: 31°46′N 35°14′E
Categories: JerusalemGeography of JerusalemZionismRastafari movement
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Il 4 aprile è il 94º giorno del calendario gregoriano (il 95º negli anni bisestili). Mancano 271 giorni alla fine dell'anno.
Indice [nascondi]
1 Eventi
2 Nati
3 Morti
4 Feste e ricorrenze
4.1 Nazionali
4.2 Religiose
4.3 Laiche
5 Altri progetti
Eventi [modifica]

1581 - Francis Drake viene nominato baronetto per essere stato il primo Inglese a completare la circumnavigazione del mondo.
1814 - Napoleone I di Francia abdica per la prima volta.
1818 - Il Congresso adotta la nuova bandiera degli Stati Uniti.
1841 - Il presidente USA William Henry Harrison muore di polmonite ad un mese dall'elezione; sarà il capo di stato statunitense a ricoprire la carica per il minore lasso di tempo.
1850 - Nasce la città di Los Angeles, California.
1877 - Roma al teatro Apollo prima dell'opera lirica Mefistofele di Arrigo Boito, grande successo dopo il clamoroso fiasco del 5 marzo a Milano.
1887 - Ad Argonia, Kansas, Susanna Medora Salter è la prima donna sindaco eletta negli Stati Uniti.
1905 - Terremoto in India: vicino a Kangra muoiono 370.000 persone.
1909 - A Porto Alegre, in Brasile, è fondato lo Sport Club Internacional.
1920 - Russia: quasi al termine della guerra civile fra l'Armata Rossa creata da Lev Trotsky e le varie armate bianche controrivoluzionarie, il generale bianco Anton Ivanovič Denikin cede il comando all'ammiraglio Pëtr Nikolaevič Vrangel'.
1939 - Faisal diviene re dell'Iraq.
1944 - A Trieste nell'unico campo di sterminio nazista in Italia, la Risiera di San Sabba, entra in funzione il forno crematorio.
1945 - Ha inizio la Rivolta georgiana di Texel.
1949 - Dodici nazioni firmano il North Atlantic Treaty che dà vita alla NATO.
1960 - Indipendenza del Senegal
1964 - Canzoni dei Beatles occupano in USA i primi cinque posti della Billboard singles chart.
1966 - Dakar: il presidente senegalese Sèdar Senghor dà il via al primo Festival Mondiale delle Arti Negre.
1968
Uccisione di Martin Luther King.
Programma Apollo: la NASA lancia l'Apollo 6.
1969 - Il medico Denton Cooley impianta il primo cuore artificiale temporaneo.
1971 - Nella Temporada Romagnola a Riccione muore il campione di motociclismo Angelo Bergamonti.
1973 - New York: inaugurazione del World Trade Center (WTC), più noto per le Torri Gemelle (v. 11 settembre 2001), primo world trade center della storia.
1975 - Un aereo militare USA precipita subito dopo il decollo nei pressi di Saigon, Vietnam del Sud: trasportava orfani di guerra, 172 morti.
1976 - Il principe Norodom Sihanouk si dimette da capo della Cambogia e viene posto agli arresti domiciliari.
1979 - Il presidente pakistano Zulfikar Ali Bhutto viene giustiziato.
1980 - Papa Giovanni Paolo II confessa 40 fedeli nella basilica di San Pietro a Roma: è la prima volta che accade.
1983 - La navicella orbitante Space Shuttle Challenger viaggia nello spazio: esploderà meno di tre anni dopo, il 28 gennaio 1986.
1984
Il Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan lancia un appello perché siano bandite a livello internazionale le armi chimiche.
In questo giorno Winston Smith, protagonista del libro 1984 di George Orwell inizia a scrivere il suo diario segreto.
1990 - Belgio: per ragioni di coscienza, re Baldovino rifiuta di firmare la legge sull'aborto. Abdica per 48 ore per consentire al governo di promulgare la legge.
Nati [modifica]

▼ mostra
Lista di persone nate in questo giorno

Morti [modifica]

▼ mostra
Lista di persone morte in questo giorno

Feste e ricorrenze [modifica]

Nazionali [modifica]
ONU - Giornata mondiale contro le mine [1]
Lesotho - giornata degli eroi (dal 2002 questa festa è stata inglobata in una nuova celebrazione, la Giornata dell'Africa, che ha luogo il 25 maggio) [2]
Senegal - Festa dell'Indipendenza (dalla Francia, nel 1960)
Hong Kong e Taiwan - Giornata dei Bambini
Turkmenistan - Una goccia d'acqua e auspicio di una Festa d'oro (si celebra la prima domenica di aprile)
Religiose [modifica]
Cristianesimo:
Santi Agatopodo e Teodulo, martiri
San Benedetto il Moro, religioso
San Gaetano Catanoso, fondatore
Sant'Isidoro di Siviglia, vescovo e dottore della Chiesa
San Pietro di Poitiers, vescovo
San Platone, abate in Bitinia
Sant'Ambrogio, vescovo (Chiesa dei Vecchi Cattolici e Chiesa Luterana)
Santa Prassede, martire (Chiesa Copta)
Beata Aletta, madre di san Bernardo di Chiaravalle
Beato Francesco Marto, veggente di Fatima
Beato Giuseppe Benedetto Dusmet, vescovo
Beato Guglielmo di Noto, eremita
Beato Tommaso da Napoli, mercedario, martire
Religione romana antica e moderna:
Ludi Megalesi, prima giornata
Laiche [modifica]
Altri progetti [modifica]

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Il culto di Cibele, la Magna Mater dei Romani, fu introdotto a Roma il 4 aprile 204 a.C., quando la pietra nera, di forma conica simbolo della dea, vi fu trasferita da Pessinunte e collocata in un tempio sul Palatino realizzato nel 191 a.C. La pietra nera, detta anche "ago di Cibele", costituiva uno dei sette pignora imperii, cioè uno degli oggetti che secondo le credenze dei romani garantiva il potere dell'impero. Il tempio bruciò per ben due volte, nel 111 a.C. e nel 3 d.C. e fu ricostruita per l'ultima volta da Augusto. L'edificio seguiva un orientamento ben determinato da motivi di culto, e lo stile era corinzio a pianta regolare; all'interno le pareti erano sostenute da un colonnato.
Per celebrare tale evento, durante la Repubblica venivano organizzati dei giochi in suo onore, i Megalesia, o Ludi Megalensi. Le feste in onore di Cibele e Attis si svolgevano nel mese di marzo, dal 15 al 28, nel periodo dell'equinozio di primavera, prevedevano il rito del Sanguem e si protrassero fino al III secolo d.C..[3]
In epoca imperiale, il ruolo di Attis, la cui morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera, si accentuò gradualmente, dando al culto una connotazione misterica e soteriologica.
Il culto venne proclamato ufficiale dell'Impero Romano a Lione nel 160 d.C.

Collegato con il culto di Cibele è il mito che la vede legata al giovane dio Attis. Le varianti di questo mito sono molteplici.
Una leggenda narra che Zeus fosse innamorato di Cibele e cercasse - invano - di unirsi alla dea. In una notte di incubi angosciosi, mentre Zeus la sognava ardentemente, il suo seme schizzò sulla pietra generando l'ermafrodito Agdistis. Questi era malvagio e violento e con continue prepotenze oltraggiò tutti gli dei. Dioniso, perciò, giunto all’esasperazione, volle vendicarsi e architettò ai suoi danni uno scherzo atroce: gli portò in dono del vino e lo accompagnò a bere in cima a un grande albero di melograno, finché Agdistis si addormentò ubriaco in bilico su un ramo. Con una cordicella Dioniso gli legò i genitali al ramo e, sceso in terra, scosse l'albero con tutta la sua forza. Nel brusco risveglio il malcapitato precipitò, strappandosi di netto i genitali: così Agdistis morì dissanguato, mentre il suo sangue bagnava il melograno e lo faceva rifiorire rigoglioso e carico di succosi frutti. La ninfa del Sangario, il fiume che scorreva nelle vicinanze, sfiorò con la sua pelle uno di quei frutti e rimase incinta di un dio: fu così generato Attis il bello, il grande amore di Cibele. Costei suonava la lira in onore di Attis e lo teneva perennemente occupato in voluttuosi amplessi. Ma, ingrato e irriconoscente, Attis volle abbandonare quelle gioie e fuggì per vagare sulla terra alla ricerca di un'altra donna. Cibele sapeva bene che nessuna infedeltà di Attis sarebbe potuta sfuggire alla sua vista onnipotente e lo sorvegliava dall'alto sul suo carro trainato da leoni. Colse così Attis mentre giaceva spensieratamente con una donna terrena, convinto che le fronde di un alto pino fossero sufficienti a nascondere il suo tradimento. Vistosi scoperto, Attis fu assalito da un rimorso tormentoso e implacabile, finché all'ombra del pino si uccise.
Altre versioni del mito vogliono che Attis fosse direttamente figlio (oltre che amante) di Cibele, mentre la ninfa Sangaride fosse una sua amata durante il viaggio sulla terra. Durante il banchetto nuziale di Attis con la figlia del re di Pessinunte, l'ermafrodito Agdistis si sarebbe innamorato del giovane e - non essendo corrisposto - per vendetta lo fece impazzire, facendolo fuggire sui monti, dove si uccise evirandosi o gettandosi da una rupe. Ulteriori varianti dicono che Attis sia poi resuscitato, o che fu salvato da Cibele che lo afferrò per i capelli e poi lo trasformò in un pino non appena toccò il terreno. La versione più conosciuta è comunque quella che vuole che Cibele abbia ottenuto solamente l'incorruttibilità del corpo di Attis.
Nelle cerimonie funebri che si tenevano in onore durante l'equinozio di primavera, i sacerdoti della dea, i Coribanti, suonavano tamburi e cantavano in una sorta di estasi orgiastica, nel corso della quale alcuni arrivavano ad evirarsi con pietre appuntite. Catullo descrive i coribanti come eunuchi che vestivano da donna. Virgilio riferisce che nei pressi di Avellino, nei luoghi in cui oggi sorge il santuario di Montevergine si trovava un tempio dedicato alla dea. A tal proposito è interessante notare che ancora oggi Montevergine è un luogo di culto per persone omosessuali e transessuali, che ogni anno, in occasione della festa della Candelora, si recano al santuario per accendere una candela in omaggio all'icona bizantina della Madonna che vi è conservata.[1]
Una versione risemantizzata dei riti pagani in onore alla dea Cibele la si può contemplare nel rito de "'A Spaccata 'o pignu" (La spaccata del pino) che si svolge in Sicilia, a Palagonia (CT) la vigilia della festa di Santa Febronia (il 24 giugno): sull'altare maggiore della Chiesa Madre troneggia una grande pigna che schiudendosi svela al suo interno l'immagine della Martire, la quale viene incoronata e assisa in cielo dagli angeli tra scene di giubilo e grida entusiastiche dei fedeli presenti. La pigna in questo caso simboleggia il corpo mortale che libera l'anima della vergine Febronia al compimento dei vari supplizi patiti per essere consegnata all'eternità.[2]
Le due divinità sono sovente raffigurate insieme sul carro divino trainato da leoni in un corteo trionfale, come nella Patera di Parabiago, piatto d'argento, finemente lavorato a sbalzo, risalente alla seconda metà del IV secolo e ritrovato nel 1907 nella cittadina in provincia di Milano.

Nella mitologia greca, Rea (in greco antico Ῥέα) è una titanide, figlia di Urano e di Gea, sorella e moglie di Crono e madre di Ade, Demetra, Era, Estia, Poseidone e Zeus. Ogni suo figlio viene divorato da Crono, perché Urano e Gea l'avevano allarmato con la profezia secondo la quale uno dei suoi figli lo avrebbe detronizzato. Solo Zeus è riuscito a evitare questo destino, grazie al parto eseguito di nascosto da Rea nell'isola di Creta, e riuscirà, una volta divenuto maturo, a spodestare il padre e i suoi pari Titani (con l'aiuto dei Ciclopi e degli Ecatonchiri suoi alleati)
Rea presenta una forte associazione con Cibele, dalla quale non è sempre distinguibile, essendo rappresentata su un carro tirato da due leoni.
Nella mitologia romana, Rea è Magna Mater deorum Idaea e identificata con Opi.
Secondo la mitologia greca durante il travaglio del parto di Zeus, Rea per alleviare il suo dolore conficcò le proprie dita nel terreno, e dai buchi praticati nacquero degli esseri chiamati Dattili, cinque maschi e altrettante femmine, che la aiutarono a partorire, in seguito i maschi si dedicarono all'arte metallurgica mentre le femmine si occuparono dell'arte tessile.
Il giovane re asiatico Adrasto, che combatté quale alleato di Priamo nella guerra di Troia, aveva una particolare devozione per questa dea.

Opi, anche detta Ops, Openconsiva o Consiva, è la divinità romana associata nel culto a Saturno e a Conso, forse sposa di quest'ultimo, da cui la denominazione Consiva.
La tradizione romana le attribuisce origini sabine, in quanto culto introdotto a Roma da Tito Tazio, il re sabino che secondo la leggenda avrebbe regnato su Roma con Romolo.
Alla sua protezione era affidato il grano mietuto e riposto nei granai. Le furono dedicati due santuari, uno sul Campidoglio e l'altro nel Foro, e in suo onore si celebravano le feste tradizionali degli Opiconsivia il 25 agosto e degli Opalia il 19 dicembre. È raffigurata con una cornucopia.
Opi era anche una fanciulla iperborea insidiata da Orione; ma forse era soltanto un altro nome di Artemide.

ora iniziano le cose a caso ma non troppo a caso

Diocesi di Sion
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Diocesi di Sion
Dioecesis Sedunensis
Chiesa latina


Vescovo Norbert Brunner
Vescovi emeriti cardinale Henri Schwery
Sacerdoti 233 di cui 139 secolari e 94 regolari
1.011 battezzati per sacerdote
Religiosi 122 uomini, 326 donne
Diaconi 16 permanenti
Abitanti 309.202
Battezzati 235.735 (76,2% del totale)
Superficie 5.589 km² in Svizzera
Parrocchie 158
Erezione IV secolo
Rito romano
Indirizzo C.P. 2124, rue de la Tour 12, CH-1950 Sion 2, Suisse
Sito web www.cath-vs.ch
Dati dall'Annuario Pontificio 2011 * *
Chiesa cattolica in Svizzera


La basilica di Valère
La diocesi di Sion (in latino: Dioecesis Sedunensis) è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede. Nel 2010 contava 235.735 battezzati su 309.202 abitanti. È attualmente retta dal vescovo Norbert Brunner.
Indice [nascondi]
1 Territorio
2 Storia
3 Cronotassi dei vescovi
4 Statistiche
5 Fonti
Territorio [modifica]

La diocesi comprende quasi per intero il Canton Vallese, in Svizzera. Ne sono esclusi il territorio di competenza dell'abbazia di San Maurizio d'Agauno e la parte svizzera della parrocchia di Saint-Gingolph, che appartiene alla diocesi di Annecy. Fa parte della diocesi anche parte del distretto di Aigle, nel canton Vaud.
Sede vescovile è la città di Sion, dove si trova la cattedrale di Nostra Signora di Sion.
Il territorio è suddiviso in 158 parrocchie, distribuite in 12 decanati.
Storia [modifica]

È la diocesi più antica della Svizzera, essendo stata eretta nel IV secolo. Essa ha origine dall'antica diocesi di Octodurus, oggi Martigny, capitale del popolo dei Veragri. Quando Roma conquistò queste terre, la capitale fu rinominata Forum Claudii Vallensium.
Primo vescovo conosciuto è san Teodoro, vissuto verso la fine del V secolo e oggi patrono della diocesi. Attorno al 580 il vescovo sant'Eliodoro trasferì la sede a Sion.
Incerta è la suffraganeità della diocesi di Sion: inizialmente appartenne alla metropolia di Milano, in seguito divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Vienne e, probabilmente dal IX secolo, entrò nella provincia ecclesiastica di Tarantasia. Nel 1513 papa Leone X la rese diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Nel 999 Rodolfo III di Borgogna concesse al vescovo Ugo e ai suoi successori il titolo di conti del Vallese, legati al Sacro Romano Impero. Questo potere temporale cessò agli inizi dell'Ottocento.
Dal libro delle decime sappiamo che a cavallo tra XIV e XV secolo la diocesi annoverava 66 parrocchie, suddivise in due decanati: quello del nord, germanofono, e quello del sud, francofono, divisi dal fiume Sionne.
La diocesi resistette bene ai tentativi dei riformatori di imporre il luteranesimo nella diocesi. Nel 1604 la dieta del Vallese riconobbe il cattolicesimo come religione ufficiale e questo comportò l'espulsione dalla diocesi di tutte le famiglie protestanti.
In attuazione delle decisioni del concilio di Trento, i vescovi si impegnarono nel corso del XVII e XVIII secolo a visitare con assidua frequenza le parrocchie della diocesi. Nel 1748 fu eretto il seminario diocesano a Géronde.
Alla fine del XVI secolo la diocesi fu suddivisa in 10 decanati e verso il 1798 si contano 97 parrocchie.
La diocesi non ebbe a soffrire a causa della rivoluzione francese; nel 1802 la costituzione cantonale riconobbe nuovamente la religione cattolica come religione di Stato.
Nel 1822 la diocesi ha incorporato le parrocchie di Zwischbergen e Simplon, che erano appartenute alla diocesi di Novara. In questo modo essa ha raggiunto i confini attuali.
Nel territorio diocesano, a Ecône, si trova la casa-madre ed il seminario della Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da Marcel Lefebvre.
Cronotassi dei vescovi [modifica]

Nei primi secoli le informazioni sono scarse, in particolare le date di insediamento sono assenti, i nomi dei vescovi figurano solo in alcuni documenti datati con cui è possibile dare una cronologia.
Teodulo o Teodoro † (prima del 381 - dopo il 393)
San Florentino † (407 - circa 408)
Maurizio † (menzionato nel 419)
Salvio † (432 - 438)
Protasio I †
Leonzio † (menzionato nel 463)
Domenico ? †
Teodoro (Teodolo) † (menzionato nel 516)
Costantino † (517 - 529)
Rufo † (541 - 549)
Agricola † (menzionato nel 565)
Sant'Eliodoro † (580 - 585)
Onorio ? †
Leudemondo † (610 - 616)
Protasio II † (menzionato nel 643)
Sant'Amato † (674 - 690 deceduto)
Aluborgo †
Willicario † (764 - 769)
Sant'Alteo † (780 - 799)
Adalongo † (825 - 828 deceduto)
Eimenio † (830 - 847 dimesso)
Corrado † (menzionato nell'838)
Aimonio † (menzionato nell'857)
Gualtiero † (877 - 888)
Calino †
Villenco † (menzionato nel 929)
Aimone (Anno, Amedeo) † (932 - 944)
Vulfino †
Manfredo †
Amizo † (983 - 984)
Guillengo †
Ugo di Sion † (998 - 1017)
Eberardo di Borgogna †
Aimone di Savoia † (1035 - 23 agosto 1053 deceduto)
Ermanfredo † (1055 - 1084)
Gosberto † (? - 1092 deceduto)
Udo †
Villenco di Faucigny † (1107 - 1122)
Boso †
San Guarino di Sion † (circa 8 marzo 1138 - 6 gennaio 1150 deceduto)
Ludovico † (1150 - 1157)
Amadeo della Torre † (1159 - 1168)
Kuno † (1179 - 1181)
Guglielmo † (1184 - 1195)
Nanthelm de Ecublens † (1198 - 1203)
Guglielmo De Sallons † (circa 1203 - circa 1205)
Landric de Mont † (circa 1206 - 1237 dimesso)
Boso de Granges † (novembre 1237 - 31 gennaio 1243 deceduto)
Enrico di Raron † (1243 - 19 aprile 1271 deceduto)
Rodolfo di Valpelline † (giugno 1271 - luglio 1273 deceduto)
Pietro di Oron (Peter von Ehringen) † (dicembre 1273 - 1287 deceduto)
Sede vacante (1287-1290)
Bonifacio di Challant † (15 dicembre 1289 - giugno 1308 deceduto)
Aimone di Chatillon † (luglio 1308 - 16 luglio 1323 deceduto)
Aimone della Torre † (23 novembre 1323 - 24 aprile 1338 deceduto)
Filiberto di Gastons † (22 maggio 1338 - 25 settembre 1342 nominato arcivescovo di Nicosia)
Guiscardo Tavelli † (25 settembre 1342 - 8 agosto 1375 deceduto)
Edoardo di Savoia-Acaia † (27 novembre 1375 - 21 febbraio 1386 nominato arcivescovo di Tarantasia
Guglielmo de la Beaume † (27 aprile 1386 - ? deceduto)
Umberto di Billens † (7 febbraio 1389 - 1392 dimesso)
Enrico di Blanches de Vellate † (1392 - 16 luglio 1393 dimesso)
Guglielmo di Raron I † (23 gennaio 1394 - 27 maggio 1402 deceduto)
Guglielmo di Raron II † (12 luglio 1402 - 1417 espulso)
Andrea di Gualdo † (6 giugno 1418 - 20 aprile 1431 nominato vescovo) (amministratore apostolico)
Andrea di Gualdo † (20 aprile 1431 - 17 aprile 1437) deceduto)
Guglielmo di Raron II † (2 giugno 1437 - 30 gennaio 1451 deceduto) (per la seconda volta)
Guillaume-Hugues d'Estaing † (1º marzo 1451 - 11 settembre 1454 dimesso)
Enrico di Asperling † (26 agosto 1454 - 15 dicembre 1457 deceduto)
Walther Supersaxo von der Fluhe † (28 febbraio 1458 - 7 luglio 1482 deceduto)
Jost von Silenen † (2 agosto 1482 - 15 aprile 1496 espulso)
Nicola Schiner † (31 agosto 1496 - 1499 dimesso)
Matteo Schiner † (20 settembre 1499 - 30 settembre 1522 deceduto)
Paolo Emilio Cesi † (12 novembre 1522 - 8 settembre 1529 dimesso) (amministratore apostolico)
Adriano Riedmatten I † (15 maggio 1542 - 17 marzo 1548 deceduto)
Giovanni Jordan † (13 giugno 1548 - 12 giugno 1565 deceduto)
Ildebrando Riedmatten † (20 febbraio 1568 - 4 dicembre 1604 deceduto)
Adriano Riedmatten II † (19 dicembre 1605 - 8 ottobre 1613 deceduto)
Ildebrando Jost † (6 settembre 1614 - 16 maggio 1638 deceduto)
Bartolomeo Supersaxo von der Fluhe † (6 giugno 1638 - 16 luglio 1640 deceduto) (vescovo eletto)
Adriano Riedmatten III † (25 ottobre 1642 - 19 settembre 1646 deceduto)
Adriano Riedmatten IV † (22 agosto 1650 - 14 agosto 1672 deceduto)
Adriano Riedmatten V † (26 giugno 1673 - 20 maggio 1701 deceduto)
Franz Josef Supersaxo von der Fluhe † (12 giugno 1702 - 1º maggio 1734 deceduto)
Johann Jakob Blatter † (27 settembre 1734 - 19 gennaio 1752 deceduto)
Johann Hildebrand Roten † (18 dicembre 1752 - 19 settembre 1760 deceduto)
Franz Friedrich Am Buel † (25 maggio 1761 - 11 aprile 1780 deceduto)
Franz Melchior Zen Ruffinen † (18 settembre 1780 - 14 giugno 1790 deceduto)
Joseph Anton Blatter † (29 novembre 1790 - 19 marzo 1807 deceduto)
Josef-Franz (Joseph François Xavier) de Preux † (24 maggio 1807 - 1º maggio 1817 deceduto)
Augustin-Sulpice Zen-Ruffinen † (25 maggio 1817 - 21 dicembre 1820 deceduto)
Moritz-Fabian Roten † (21 marzo 1830 - 11 agosto 1843 deceduto)
Peter-Josef de Preux † (8 novembre 1843 - 15 luglio 1875 deceduto)
Adrian Jardinier † (19 agosto 1875 - 26 febbraio 1901 deceduto)
Jules-Maurice Abbet † (26 febbraio 1901 succeduto - 11 luglio 1918 deceduto)
Viktor Bieler † (26 maggio 1919 - 19 marzo 1952 deceduto)
François-Nestor Adam † (8 agosto 1952 - 22 giugno 1977 ritirato)
Henri Schwery (22 luglio 1977 - 1º aprile 1995 dimesso)
Norbert Brunner, dal 1º aprile 1995
Statistiche [modifica]

La diocesi al termine dell'anno 2010 su una popolazione di 309.202 persone contava 235.735 battezzati, corrispondenti al 76,2% del totale.
anno popolazione sacerdoti diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per sacerdote uomini donne
1950 145.000 150.000 96,7 405 259 146 358 228 614 145
1970 190.800 215.000 88,7 463 276 187 412 187 950 150
1980 212.000 240.000 88,3 431 231 200 491 268 800 154
1990 215.500 248.400 86,8 380 201 179 567 1 267 652 154
1999 225.562 270.982 83,2 312 166 146 722 13 203 387 158
2000 225.562 270.982 83,2 303 153 150 744 12 205 377 158
2001 225.562 270.982 83,2 290 158 132 777 12 186 374 158
2002 225.562 270.982 83,2 289 156 133 780 13 177 354 158
2003 225.133 296.057 76,0 274 151 123 821 14 172 348 158
2004 225.133 296.057 76,0 263 147 116 856 150 345 158
2010 235.735 309.202 76,2 233 139 94 1.011 16 122 326 158
Fonti [modifica]

Annuario pontificio del 2011 e precedenti, riportati su www.catholic-hierarchy.org alla pagina [1]
Sito ufficiale della diocesi
Diocesi di Sion in Dizionario storico della Svizzera
(LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig 1931, pp. 312-313
(LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi, vol. 1, p. 442; vol. 2, pp. 233-234; vol. 3, p. 295; vol. 4, p. 309; vol. 5, p. 349; vol. 6, p. 372
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